Musica e Teatro

La Passione Secondo Giovanni di Johann Sebastian Bach all’Auditorium di Milano

La locandina dei concerti - La passione secondo Giovanni
La locandina dei concerti

In attesa della Pasqua, la città di Milano ha proposto tre appuntamenti musicali, l’ultimo per il Venerdì santo, con la Passione Secondo Giovanni di Johann Sebastian Bach, eseguita da laBarocca, un ensemble vocale e strumentale che fa parte della grande famiglia de laVerdi, specializzato, per l’appunto, nel repertorio barocco.

Le origini della Passione

La tradizione della Passione ha origini antichissime, risalenti alla Chiesa dei primi secoli: addirittura Sant’Agostino ne parla, citando una lettura solenne in occasione della Domenica delle palme e per il Venerdì santo.

Secondo il funzionamento del ciclo liturgico cristiano, a rotazione triennale viene letto durante la messa della Domenica delle palme uno tra i testi dal Vangelo secondo Matteo, Marco o Luca che raccontano della morte di Cristo, mentre per il Venerdì santo viene proposto ogni anno il racconto della passione narrata da San Giovanni Evangelista.

Il passo dalla parola scritta a quella cantata è molto breve, in quanto i testi delle passioni, per la loro importanza, anziché essere cantillate dal sacerdote (la cantillazione è una sorta di recitazione intonata), come prevedeva lo svolgimento antico di una normale messa, erano invece cantillati da tre cantanti che avevano ruoli ben precisi a seconda della loro tessitura vocale.

Il basso o baritono impersonava Gesù, con la sua voce profonda, grave (da qui il termine “gravitas”), per mettere in risalto la saggezza e per dare l’idea di un uomo che non si scompone, ma affronta il suo destino con consapevolezza e serenità. La voce mediana (tenore), era il narratore che racconta la storia, cioè l’evangelista. Infine la voce più acuta, un tenore costretto nel registro acuto più estremo (per sentire le donne cantare in Chiesa bisogna aspettare ancora qualche secolo), aveva il compito di rappresentare tutti gli altri personaggi e la “turba”, cioè il popolo, con i suoi interventi impulsivi e scomposti, esasperati dalla voce maschile nel registro più scomodo e dal risultato quasi sgradevole, in netta contrapposizione con la serenità di Cristo.

Successivamente, la narrazione della passione a tre voci cantillata si evolve, nel primo barocco, in monodia non accompagnata con interventi di polifonia vocale, in quanto secondo un remoto precetto cristiano, durante la Settimana santa gli strumenti dovevano tacere, e la musica poteva ritornare sulla Terra solo con il Gloria cantato nel giorno di Pasqua per la resurrezione del Salvatore.

Fortunatamente all’epoca di Bach questa regola era ormai superata, permettendo così al compositore di musicare tutte e quattro le passioni per voci e strumenti. Ai giorni nostri, però, ne sono giunte solamente due: la Passione secondo Giovanni e la passione secondo Matteo.

Dal Vangelo secondo Giovanni

L’evidente differenza di carattere tra le due passioni superstiti è dovuta alla volontà di Bach di rimanere fedele allo stile narrativo dei due testi sacri musicati: il Vangelo di Matteo, assieme con quelli di Marco e Luca, è il racconto di cronaca della vita di Gesù, improntato a un’esposizione poetica, quasi teatrale, ricca di pathos e, nelle pagine della passione, desiderosa di spingere il lettore a immedesimarsi con il dolore di Cristo. In contrapposizione, il Vangelo secondo Giovanni, scritto molti anni dopo gli altri tre, racconta le vicende di Cristo in maniera più distaccata, restio alle leziosità sentimentali, ma estremamente approfondito negli aspetti filosofici: lo studio del testo è per il lettore un cammino teologico.

In termini compositivi, la rigorosa compostezza di Giovanni viene tradotta da Bach attraverso diverse accortezze da esperto uomo di musica e di Chiesa qual era: privilegia i corali anziché le arie solistiche, in quanto aventi funzione di letture dogmatiche e comunitarie; l’organico è ristretto, come se questo testo sacro fosse destinato a un gruppo più intimo: all’evangelista e a Gesù si aggiungono altre quattro voci (soprano, contralto, tenore, baritono/basso), accompagnati dal coro e dall’orchestra d’archi, due flauti, due oboi e poche altre aggiunte; infine, i testi musicati sono appositamente selezionati per il loro valore simbolico, e ogni singola scelta musicale è volta all’interpretazione teologica del testo.

Il concerto di venerdì 15 aprile 2022: la versione del 1725

Prima pagina del manoscritto
Prima pagina del manoscritto

La prima esecuzione assoluta della Passione secondo Giovanni risale a venerdì 7 aprile 1724 presso la chiesa di San Nicola di Lipsia, città in cui l’anno precedente Bach aveva ricevuto l’incarico di Kantor per entrambe le chiese (la figura del Kantor corrisponde, all’incirca, all’odierno direttore artistico).

Per il Venerdì santo dell’anno 1725, Bach rimette mano alla partitura originale e la modifica in alcuni punti, molto probabilmente per presentare al suo pubblico qualcosa di leggermente differente, dato che, come detto in precedenza, la passione di Giovanni veniva eseguita annualmente e il rischio era quello di riproporre qualcosa che gli ascoltatori avessero ancora nell’orecchio. A questa versione ne seguono altre, che, però, man mano ritornano sempre più vicine all’originale del 1724, apportando alcune migliorie.

La versione eseguita da laBarocca per i tre concerti di questo aprile 2022 è proprio quella del 1725, che è davvero raro sentire rappresentata. Questo perché è l’unica versione mutilata del Coro iniziale “Herr, unser Herrscher”, che è probabilmente una delle pagine più bachiane create dalla penna del compositore.

Questo numero d’apertura, che purtroppo non è stato possibile ascoltare da laBarocca, è esattamente la trasfigurazione musicale del prologo del vangelo secondo Giovanni: “In principio era il Verbo […] eppure il mondo non lo riconobbe”.

Il paesaggio sonoro è spinoso, le dissonanze provocate dagli intervalli di seconda fanno scontrare fra loro gli strumenti, la musica in continuo divenire disorienta l’ascoltatore, che inevitabilmente si sente smarrito. Il coro entra urlando “Herr!”, cioè Signore!, un grido drammatico, che poi si spezza, si moltiplica e risuona da ogni lato di un’umanità frammentata: è una richiesta d’aiuto alla ricerca della luce, perché l’uomo da solo non riesce a trovare la salvezza. L’affanno delle quartine dei violini, come mulinelli in mezzo all’orchestra, risucchiano il coro nel vortice, e poi anche il basso continuo, dopo aver tentato inizialmente di rimanere ancorato ad un pedale di sol.

Come fare allora a riconoscere il Verbo? La risposta è la Passione stessa: così come Cristo ha preso sulle spalle i peccati del mondo e si è sacrificato per la salvezza degli uomini, l’unico mezzo che l’uomo ha a disposizione per raggiungere la salvezza, cioè Dio, è proprio il sacrificio. In pochi minuti di questo pronao è condensato il principio cardine della riforma protestante, che alla fine coincide proprio con il leitmotiv dell’intera vita e opera di Bach.

La domanda quindi sorge spontanea: perché perdere l’occasione di suonare questa straordinaria pagina di musica, in favore dell’unica versione che non la comprende? La risposta rimane custodita negli uffici di chi ha deciso il programma del concerto.

L’ensemble strumentale: laBarocca

Bottega di Cesare Dandini - Ragazzo con violino
Bottega di Cesare Dandini – Ragazzo con violino

Ne esistono davvero pochi: basta fare una comparazione tra quanto sia diffuso il repertorio barocco e quanti pochi siano, invece, gli ensemble effettivamente barocchi. Questo perché per suonare tale genere di musica non è necessario essere un “barocchista” (nessuna accezione negativa del termine), ma, talvolta, esserlo può condurre l’ascoltatore a piacevoli sorprese: ne è un caso laBarocca, che dal 2008 fa risuonare il la a 415 hertz nelle sale milanesi.

Ma oltre ad accordare un semitono sotto (il la utilizzato normalmente va dai 440 ai 442 Hz), quali sono le caratteristiche di un ensemble barocco? L’utilizzo di strumenti antichi, la differente concezione dell’agogica musicale, l’indagine continua per riscoprire la prassi esecutiva del passato, il desiderio di riportare alla luce il repertorio che ha dato i natali a tutto ciò che è venuto dopo.

Non solo una piacevole rievocazione storica, ma un movimento controcorrente la cui identità e il cui stile si avvolgono perfettamente alla musica della Passione secondo Giovanni di Bach, in quanto, ragionevolmente, l’ensemble barocco odierno è quanto di più fedele avesse per le mani il Thomaskantor nei suoi anni di Lipsia.

Nel concerto di venerdì, LaBarocca era compatta, affiatata, estremamente musicale e sicura sotto la guida del Maestro Ruben Jais, Direttore Generale e Direttore Artistico de laVerdi. Grande intesa da parte di tutti i presenti in palcoscenico nel seguire una comune direzione musicale, indicata dall’eccezionale espressività della mano sinistra di Jais, che si è mossa con grande consapevolezza in questa partitura.

È sorprendente la bellezza di suono che possono raggiungere insieme degli strumenti che singolarmente hanno delle caratteristiche timbriche “particolari”, sicuramente insolite. Delicato ma incisivo quando è servito, razionale ma caldo, capace di riempire tutto l’Auditorium, che ha un’acustica magnifica, ma purtroppo poco può fare per evitare che il suono delle chiuse si spezzi: con tutta la buona volontà, gli strumenti antichi utilizzati restano fatti per riverberare nelle chiese.

Esecuzione magistrale, che solo in alcuni punti (davvero pochi) ha presentato qualche incertezza sull’intonazione. È un tipo di musica in cui si sente tutto e non lascia scampo, soprattutto negli unisoni tra gli archi gravi e il cembalo, che insindacabilmente detta legge. L’altra faccia della medaglia degli strumenti antichi è proprio questa, che a volte sono imprevedibili e disgraziatamente delicati, e l’aria del soprano “Zerfließe, mein Herze” con i soli del flauto traversiere e dell’oboe da caccia ne è stata la prova.

Le voci

Il tenore Jörg Dürmüller ha dato voce a un Evangelista eccezionale, con una padronanza impressionante, soprattutto del legato e della tenuta del fiato ai fini del fraseggio. Capace di emozionare e commuovere nonostante le “restrizioni sentimentali”, accennate in precedenza, che lo stile del Vangelo di Giovanni impone.

Gesù, interpretato dal basso-baritono Håvard Stensvold, aveva tutte le caratteristiche che il protagonista della passione in musica dovrebbe avere. Sereno, sicuro di sé, capace di escursioni dinamiche notevoli, pianissimi dall’effetto quasi miracoloso, e note gravi fatte risuonare con grande controllo, il che non è sempre scontato quando si canta un semitono sotto.

Degli altri solisti, tre di loro erano perfettamente a loro agio tra le braccia di Bach che si fa voce dell’evangelista Giovanni, il tenore, invece, ha aggiunto alle sue arie dei glissati e portamenti che, facendo il paio con l’esagerazione espressiva, sono risultati clamorosamente fuori stile.

Il coro preparato dal Maestro Jacopo Facchini, ha portato a casa un’ottima esecuzione: decisamente nel pezzo, con grinta e precisione, come dei veri protagonisti, perché in fondo nella Passione secondo Giovanni, come già detto, il coro la fa da padrone.

La passione secondo Bach

Caravaggio - La deposizione di Cristo
Caravaggio – La deposizione di Cristo

Quando è nato Johann Sebastian Bach? Anagraficamente è il 1685, ma negli annali della storia della musica il suo nome compare molto dopo. Dimenticato per quasi un secolo, è il compositore romantico Felix Mendelssohn che lo riporta alla luce con l’esecuzione da lui diretta della Passione secondo Matteo, nell’anno 1829, dando inizio a quel processo di riscoperta che prende il nome di Bach-Renaissance, che nel 1833 include la prima ri-esecuzione della Passione secondo Giovanni. 

Secondo questo ragionamento, si può dire che Bach sia romantico? Di sicuro la sua musica è stata eseguita alla maniera romantica prima di essersi riscoperta barocca. Per questo motivo ognuno Bach lo suona a modo suo: il buco di trama ha come conseguenza che la prassi esecutiva non è stata tramandata linearmente nel corso del tempo, lasciando così spazio a tutte le possibili interpretazioni.

L’ensemble barocco, di cui laBarocca si fa portavoce nel territorio milanese, nei confronti di Bach si inserisce nel panorama moderno con questo obiettivo: cercare di riportare lo stile d’esecuzione all’originale, cercando di restaurare ciò che il romanticismo ha tentato di assorbire.


https://it.wikipedia.org/wiki/Passione_secondo_Giovanni

https://www.laverdi.org/

https://www.arateacultura.com/

Francesca Benesso

Redattrice in Musica e Teatro