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Perché “West Side Story” può essere il miglior film degli Oscar 2022 ?

Di Francesca Manzoni

Non è mai facile riportare sullo schermo un’opera cinematografica già scritta, canonizzata e amata da pubblico e critica. I remake sono sempre stati un “salto nel vuoto”, soprattutto quando si tratta di pellicole come West Side Story, che, senza alcun dubbio, hanno fatto la storia del cinema. Quando nel 1961 Robert Wise e Jerome Robbins decisero di tradurre in pellicola il celebre musical di Broadway, probabilmente non si aspettavano di consolidarne il successo nella cultura di massa, grazie anche a quelle undici nomination agli Oscar (di cui dieci vinte, tra cui “Miglior Film”) che sancirono una corsia preferenziale nella direzione della canonizzazione nel genere.

Nel 2021, a 60 anni dalla versione originale, l’arduo compito di riportare l’opera in auge, è affidato al pluripremiato Steven Spielberg. Il risultato è un prodotto efficace, capace di portare rispetto alle rappresentazioni precedenti, arricchendole però di nuova linfa e vitalità. La sceneggiatura di Tony Kushner riesce a mantenersi strettamente fedele all’originale, arricchendola però di elementi capaci di fungere da “connettivo” con le nuove generazioni che si approcciano per la prima volta alla storia. Le musiche di Leonard Bernstein, (ri)arrangiate da David Newman, si fondono perfettamente con ogni movimento della macchina da presa, creando un “tutto armonico” capace di coinvolgere tutti i sensi dello spettatore. 

Di particolare interesse, oltre che importanza, è la scelta degli interpreti: si può dire, senza alcun dubbio, che Spielberg abbia deciso di rischiare, puntando su attori giovanissimi, alle prime armi. La protagonista femminile, Maria, è interpretata magistralmente da Rachel Zegler al suo debutto cinematografico, mentre per il difficilissimo ruolo di Anita, la scelta di Ariana DeBose ci fa pensare che, su quello schermo, sia veramente nata una stella. L’unica “nota stonata” può essere rilevata nella scelta del (solo apparentemente) più esperto Ansel Elgort per il ruolo di Tony: l’attore, pur avendo alle spalle una carriera più consolidata, non sembra cogliere a pieno la complessità del personaggio a lui affidatogli, faticando nell’arduo compito di esprimere le sue contraddizioni e la difficoltà di accettare le sue azioni passate. 

Nel complesso però il risultato finale è quello di un prodotto che senza dubbio, nella sua matrice shakespeariana coinvolge lo spettatore, entusiasmando i nostalgici appassionati del genere musical e coinvolgendo le nuove generazioni che per la prima volta, si approcciano alla storia. Nell’Upper West Side di una New York degli anni ‘50 si fronteggiano, per il controllo del territorio, due bande: quella degli Sharks, immigrati portoricani, e quella dei Jetz, nativi di New York. Odio e intolleranza non riescono a spegnere però il neonato amore dei due protagonisti, Tony e Maria, che insegneranno ai giovani amici e parenti quanto la violenza sia una malattia infettiva, che contagia famiglie e società intere, e che va debellata, in nome di un futuro pacifico. 

West Side Story può indubbiamente essere il miglior film degli Oscar 2022, sia per la capacità con cui viene messo in atto il connubio tra un film ad alto budget, con una firma registica importante, e una sceneggiatura profonda, che si apre all’introspezione sia per i numerosi talenti che questo colosso cinematografico ha messo in luce. 


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https://it.wikipedia.org/wiki/West_Side_Story_(film_1961)

https://en.wikipedia.org/wiki/West_Side_Story_(2021_film)

Francesca Manzoni

Redattrice di Cinema e Letteratura