Racconti

In un’altra vita – Un racconto di Lara Bortolai

di Lara Bortolai

– Certo che me lo ricordo, la prima volta tornavo in bicicletta la sera, sa, allora lavoravo in Centro ed era bello schivare il traffico delle sei così, facendo lo stradone con la tracolla che mi ballava sulla schiena, romantico. Ero un quasi-adulto, ogni tanto mi prendevano ancora certi giochi infantili, che non avrei mai raccontato a nessuno. Come lo slalom tra i tratteggi della linea bianca in mezzo alla ciclabile con la ruota anteriore, iniziavo a farlo e poi pensavo che qualcuno in auto passandomi a fianco mi avrebbe trovato strano, o peggio, riconosciuto. Ma ecco che s’insinuava quello stesso tarlo che da piccolo mi costringeva a saltellare per evitare le crepe nell’asfalto, o le righe tra le mattonelle, oppure a calpestare solo quelle, facendo lunghi balzi da dissimulare, però, in una camminata disinvolta. E se avessi mancato quella linea sottile? Forse è un gioco più condiviso di quanto la vergogna mi abbia mai fatto davvero scoprire, ancora oggi mi capita di sorprendermi nel vedere un bambino che indubbiamente sta cercando di non finire con la scarpa sulla riga nera di questo o quel pavimento. Vabbè, per farla breve, ero lì che giravo il manubrio a destra e a sinistra, attento a non toccare il margine bianco, teso, indeciso tra gli ultimi barlumi di maturità che mi pregavano di smetterla e la mia paura atavica, ossessiva, che mi ricordava che nell’esatto istante in cui avrei calcato la vernice della linea, ecco che lì… lì sarebbe successo. Poi il tonfo, il nero, la caduta, ma già non ero più io che cadevo, anche se un istante prima ero io che vedevo nero, ero io a morire.

– Così lei dice che era davvero morto?

– Morto stecchito, anche in malo modo, faceva impressione. Riverso con una gamba ancora incastrata nel telaio e la testa sanguinolenta, vicino al sasso. Però, capisce, è stato come un istante, e io mi vedevo, non ero l’uomo a terra, ma quel ragazzo era inequivocabilmente lo stesso con la tracolla di poco prima, era me. In un’altra vita sarei morto, e in quella vita, per un attimo, ero caduto dentro. Mi spiego, era la prima volta che una realtà diversa investiva la mia retta di vita normale, non tragica, augurabile. Ci si aspetta di morire da vecchi, che tutto vada dritto, sa, il mantra, nasci, cresci, studi e lavori e tutto il resto, e solo dopo, ecco, muori. Invece in quella frazione di secondo la strada su cui ogni giorno acceleravo per tornare prima, si era sfilacciata in quel tratteggiato, era diventata una lingua bifida, inquietante quasi. Ma solo per un attimo, poi ero di nuovo in sella, a stringermi nel cappotto per non sentire il primo freddo della sera.

– E le è successo poi molte volte, diceva, di morire così.

– Non le riesco a contare, mi creda. Muoio in ogni istante, come tutti, ma lo vedo. Poco fa per venire da lei ero fermo in coda al semaforo e… e poi accartocciato nella lamiera della portiera divelta. Salivo i gradini, ma sì, queste due rampe prima del suo pianerottolo, all’improvviso ero di sotto, sa, guardavo il soffitto e quella pianta che ci cresce per un pezzo, piegata sopra, precipitando dalla tromba delle scale. Non mi parli di universi paralleli o multiverso, ho già cercato per conto mio, ho capito poco e non sono rimasto particolarmente soddisfatto. Continuo a pensare solo a un’immagine, vede, a quel paradosso che si fa in filosofia al primo anno, la freccia di Zenone, ai mille istanti fermi in cui sono morto e al flusso di questa vita che per ora, fino a prova contraria, mi vede discorrere con lei. Oppure chiudo gli occhi e vedo il deserto fuori dalla città di Tebe, Edipo che a quel crocicchio, ignaro, uccide il padre, e poi prosegue. E sì, la Sfinge, la grande Sfinge col suo enigma, il destino che non premia l’intelligenza, la mia vita che si disfa giorno dopo giorno, senza cha abbia nemmeno il piacere di ignorarlo. Vorrei farmi cieco sa, a volte.


Racconto 3^ classificato ex aequo alla III edizione del concorso letterario “Ti racconto…” di ARCUS, l’Associazione Ricreativa Culturale dell’Università degli Studi di Milano, ARCUS – Milano – Home (unimi.it) .

AA. VV., Ti racconto quella volta in cui ho preso un’altra strada, ARCUS, 2023.

Aratea Cultura

Lara Bortolai

Redattrice di Letteratura