Perdersi a Venezia nella “Lagunalabirinto” di Pietro Nicolaucich
Il secondo volumetto della Collana Escondida di Cong Edizioni, dopo quello firmato Marco Steiner, è “Lagunalabirinto. Due racconti ispirati a Hugo Pratt, Venezia e ad altre eternità” di Pietro Nicolaucich, nella cinquina finalista della quarantunesima edizione del Premio Bergamo 2025.
La Collana si propone di offrire “Racconti illustrati come libere isole narrative oltre le rotte del viaggio prattiano” e davvero il distico delle storie di Lagunalabirinto sembra moltiplicare la vena narrativa di Pratt in nuove avventure che, come affluenti, originano, si allontanano e poi riconfluiscono nell’alveo delle più note imprese di Corto Maltese.
Il primo racconto (dal titolo omonimo a quello del libretto), ci avverte ammiccante l’autore in un corsivo introduttivo, è la trascrizione di uno scritto di un certo professor Angelo Nanut ritrovato in una copia di Mū, la città perduta. È inframezzato da alcune illustrazioni di Pratt, mentre Nicolaucich ha realizzato i disegni che alternano le pagine del secondo racconto: “Detective Rasputin”. Mentre nella prima storia la selezione di illustrazioni di Pratt riproduce per immagini il gioco funambolico e labirintico di citazioni del testo, immergendo l’occhio nell’atmosfera brumosa di una Venezia avvolta in misteri alchemici, nel secondo racconto, in cui domina la nostalgia di un vecchio Rasputin traghettatore sul battello “Samarcanda” di ricche e tronfie anime da crociera sulla laguna, i disegni dell’autore emergono dal nero dell’acqua paludosa dando corpo e volto ai personaggi.

Il pregevole apparato d’immagini è un tutt’uno con il testo; in un lirico travaso di china il protagonista del primo racconto, estenuato dalla ricerca del mistero che Venezia, città-labirinto, nasconde, si appresta a leggere per divertissement Favola di Venezia alle Zattere, suo luogo d’elezione veneziano, trovando così, fortuitamente, il primo di una serie di indizi adombrati nelle storie di Pratt.
“Quando arrivai, mi sedetti sulla riva della fondamenta e mi lasciai cullare dallo sciabordio dell’acqua sul Canale della Giudecca. Un gabbiano sbattè contro la pietra d’Istria dell’approdo una seppia, che spirò spruzzando una macchia d’inchiostro. Guardai l’uccello consumare il suo pasto, fissai l’inchiostro brillare nel sole, e quindi passai all’inchiostro sulle pagine di Hugo Pratt” (p. 23).
In “Detective Rasputin”, poi, il rapporto creatore/disegnatore e creatura/personaggio viene in qualche denso scambio dialogico (di prattiana memoria) teorizzato nel “paradosso mutualistico”: è Dio a creare gli uomini o viceversa? La risposta nella penna di Pratt-Nicolaucich è sempre pronta: “Nei sogni niente importa, ma ogni cosa è sacra” (p. 105).
Della scrittura di Nicolaucich colpisce questo onirico lirismo e una certa ricercatezza stilistica; l’esercizio di lettura in cui l’autore immerge chi sfoglia Lagunalabirinto è quello della circumambulazione, letteralmente “girare intorno”, antico rituale magico ebraico protagonista della storia leggendaria di Gerico, espugnata attraverso il movimento di una danza codificata. Anche il lettore circumambula la mole di riferimenti, indizi, citazioni e isole nella corrente da cui pian piano si dipana una storia o appare un ponte verso terre perdute. La nostalgia di Rasputin, poi, è una circumambulazione di pensieri che si avvolgono meditabondi su loro stessi e viaggiano nei ricordi, in un tempo mai lineare, ma sempre sognante:
“È un bicchiere di mare la nostalgia. Puoi fingere un orizzonte, ma sai che è perduto per sempre. Puoi sentire il sapore del sale, ma i flutti rimangono statici. I moti sono tutti trascorsi. […] Guardare le cose dall’alto e desiderare guardarle da dentro, questa è la nostalgia. I ricordi diventano diorami” (p. 67).
Ad amalgamare la pasta narrativa dei due racconti è infine un abile uso degli artifici della suspance, che strizza l’occhio al giallo, al noir, pur mantenendo come genere predominante il fantastico, in una ricetta perfettamente prattiana. Il libro è insieme un omaggio al maestro (e a Venezia!) ben riuscito e una riscrittura postmoderna interessante, che invoglia a rileggere i più bei racconti di Pratt, in particolare quelli avvolti nell’atmosfera lagunare. Per il creatore di Corto Maltese, di Rasputin e di mille avventure vale in fondo quanto dice Marco Polo a Kublai Kan: “Ogni volta che descrivo una città, sto dicendo qualcosa di Venezia”.
https://www.cong-pratt.com/prodotto/lagunalabirinto/http://www.
pietronicolaucich.com/
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