Cinema

8 cortometraggi su MUBI ITALIA da vedere assolutamente.  

di Aurora Santacroce

Nel mondo del cinema, Il cortometraggio è un mezzo di notevole rilevanza per gli addetti ai lavori. Giovani registi possono prendere spunto dai primi lavori dei Grandi del settore o dedicarsi a questi a inizio carriera per motivi economici e di tempistiche. Così, il cortometraggio diventa anche un punto di partenza, protagonista di molti festival e ha rilevanza anche nei festival più importanti come quelli di Cannes o Venezia. Consigliamo sulla piattaforma di streaming Mubi, che ultimamente sta acquisendo notorietà grazie al suo peculiare catalogo, diversi cortometraggi degni di nota.

Nuit et Brouillard- Alain Resnais (1956)

Un film che Alain Resnais non voleva fare sentendo la pressione dell’argomento, ma nel 1956 esce Nuit et Brouillard, documentario sull’olocausto diretto da Alain Resnais e scritto da Jean Carol, sopravvissuto ai campi di concentramento durante la guerra. Il film mescola passato e presente ritornando sui luoghi dell’olocausto che il mondo stava cercando di dimenticare. Le scene delle macerie rimaste dei campi sono messe in contrapposizione con le immagini d’archivio, in un dialogo continuo tra due tempi vicini e lontani. Il cinema ci ricorda ciò che è successo, senza censure e revisioni; il mostro dei campi è ancora fra noi in quelle lande e rovine desolate, e sarebbe inutile pensare che quel dolore e quegli orrori non possano riaccadere.

Black Panthers- Agnes Varda (1968)

Varda segue le vicende del partito politico “Black Panthers” a Oakland nel momento in cui Huey Brown, uno dei leader, è accusato di omicidio di primo grado. Nel 1968 i Black Panthers non sono più un fenomeno solo californiano, ma si diramano in tutta l’ America e diventano sempre più consapevoli della sistematica violenza della polizia americana nei confronti della comunità afroamericana. La regista francese Agnes Varda segue le attività del partito, costruendo un reportage dove le idee e gli obiettivi del gruppo politico sono chiari. Ciò che succede in “Black Panthers” rievoca amaramente il caso di George Floyd accaduto a Minneapolis nel 2020, sottolineando come nulla sembri cambiare e l’importanza dell’attivismo e di una battaglia, seppur lunga, per l’uguaglianza.

Vive La Baleine- Mario Ruspoli, Chris Marker (1972)

Il documentario di Mario Ruspoli e Chris Marker racconta il rapporto tra l’umanità e le balene, i grandi cetacei millenari e animali più cacciati al mondo. Attraverso fonti di archivio diverse, si delinea una storia di conflitto tra umani e cetacei ironicamente descritta dalla voce narrante. Per motivi diversi la caccia alle balene è un’attività diffusa da occidente a oriente; in Giappone, ad esempio diventò una vera e propria industria e simbolo di gloria nei Paesi Bassi. Eppure, in entrambi i casi emerge la crudeltà umana nei confronti di questi animali. In un finale crudo e amaro, la caccia alle balene perdura ancora oggi e porterà probabilmente l’uomo a distruggere la natura e se stesso.

The box- Jes Benstock, Luke Losey (1998)

Nel videoclip della canzone “The Box” degli Orbital, girato da Jes Benstock e Luke Losey, Tilda Swinton si muove in una Londra governata dalla velocità e dall’alienazione. L’attrice si pone come un agente esterno, quasi alieno; sempre col volto corrucciato e sorpresa dal ritmo accelerato della realtà urbana, non capisce come e perché il mondo funzioni in questo modo. Tra sequenze in stop motion, time lapse e la musica elettronica degli Orbital ci viene svelato il mondo della metropoli fagocitante che noi viviamo passivamente.

Waves ’98- Ely Dagher (2015)

Vincitore della Palma d’Oro come Miglior corto del 2015, Waves ’98 ci porta in un sogno lucido di una città grigia e soffocante. Chi si è già sentito intrappolato nella propria casa o persino nella propria città natale, può capire la necessità di Omar di ricorrere ai ricordi e all’immaginazione. In una combinazione tra fotografie e animazione, il film di Dagher descrive cosa significa soffrire dell’apatia che c’è fuori e dentro di noi. Alla fine si ritorna al luogo originario, al nido che strappa le speranze di una vita migliore ma ci àncora ai suoi ricordi ed emozioni a esso legate.

My Fat Arse and I-  Yelyzaveta Pysmak (2021)

Con uno stile di disegno abbozzato e nervoso e sequenze fantasy, Pysmak mette in scena com’è avere un disturbo alimentare e come la percezione del corpo diventi distorta e irreale. Tutto inizia con un paio di pantaloni che non calzano bene e il mondo di “My Fat Arse and I” si costruisce sui binomi, sui colori giallo e nero, sui corpi obesi e anoressici, da cui non vi è una via d’uscita. Il cortometraggio bilancia bene i suoi elementi grotteschi con la gravità del tema e seppur la conclusione semplicistica e affrettata possa infastidire, rimane un film peculiare, assurdo e divertente.

Black Narcissus (The passion of the swamp)- Peter Strickland (2022)

Nel film di Peter Strickland, un regista di porno commenta un suo vecchio film girato nel 1972 e rivive i ricordi del suo amore con il protagonista del film a luci rosse. Questo “mock commentary”, come lo descrive il regista, si erge su un ossimoro tra la dimensione intima del voiceover e la natura sensuale dell’immagine, creando un racconto sulla nostalgia e sull’incomunicabilità dell’amore. Il narratore rivanga il passato tra relazioni superficiali e amori sprecati, ritrovandosi in una nostalgia ironica e condita dal camp.

A Short Story- Bi gan (2022)

Dopo “Kaeli Blues” e “Long Journey into the Night” il giovane autore Bi gan torna con un altro lavoro dall’impianto fiabistico ambientato sempre nella Cina continentale. Un gatto nero è attanagliato da una domanda: Cos’è la cosa più preziosa al mondo? Così inizia un viaggio per ritrovare il senso della vita e l’amore della sua padrona. Un mondo alienato e senza amore, tra persone e esseri dimenticati e avvizziti, in questa dolce fiaba surreale vista attraverso gli occhi di un gatto che, come sottolinea la nostra storia, possono guarire persino le anime più sofferenti.


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Aurora Santacroce

Redattrice di cinema