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Nuovo Manifesto di Aratea

La redazione di Aratea

Essere artisti di “insuccesso” – come ci spiegava qualche settimana fa Tommaso Pincio nell’intervista che gli abbiamo dedicato – è molto difficile nella società di oggi. Se si vuole raccontare qualcosa, nel 2023, non si può che usare il linguaggio della folla.

Noi di Aratea, due anni fa, abbiamo deciso di fare diversamente. Volevamo sì creare uno spazio di condivisione che fosse accessibile a tutti, ma senza ricorrere a contenuti dai facili click. Tutto ciò che creiamo – dagli articoli più elaborati, ai reel più immediati – doveva essere fruibile, ma anche approfondito, meditato, nel tentativo di evitare l’oblio a cui ogni contenuto sui social network sembra essere destinato.

In più abbiamo scelto di non focalizzarci su un unico aspetto del mondo, ma di aprirci a tutti gli spunti che ci venivano offerti, che si trattasse di cinema, filosofia, psicologia, arte o letteratura. Non abbiamo mai escluso una nuova prospettiva che ci venisse proposta, nel tentativo di rispecchiare al meglio l’intermedialità del contemporaneo.

Ovvio, né essere settoriali, né proporre contenuti elementari è una cosa in sé negativa. Aratea, semplicemente, va in un’altra direzione: quella dell’apertura da un lato e della riflessione dall’altro.

Tutto questo, è vero, ci è costato molto, ma a noi è sempre andata bene così. Non è mai stato il numero di like e di follower a interessarci: basta sapere che anche un solo lettore, una sola lettrice, grazie a noi, abbia scoperto qualcosa o osservato in modo diverso qualcosa che già conosceva.

Oggi guardiamo al numero di persone che ci seguono con soddisfazione. Sapere che in più di 1200 condividono la nostra visione della cultura – saperli disposti, insomma, a prendersi qualche minuto per leggere un articolo, per ammirare delle opere d’arte, per guardare un’intervista – è meraviglioso.

Quando abbiamo iniziato, nel nostro primo manifesto, parlavamo di un albero, quello del sapere, piantato in profondità, relegato alle catacombe delle nicchie chiuse, segregato nelle cricche esclusive. Lo immaginavamo, quest’albero, con le radici capovolte nel teatro di Aratea, liberato, per una volta, dall’asfissia dell’elitarismo. Più tempo passa, più questa immagine diventa realtà.

Non abbiamo intenzione di smettere di essere artisti di “insuccesso”. Né di cambiare direzione, ora che abbiamo appena cominciato il viaggio: la nostra rotta rimarrà salda, come sempre, controcorrente.


Leggi il Primo Manifesto di presentazione di Aratea

https://www.arateacultura.com/

https://www.youtube.com/@aratea5852