Attualità

No, essere una donna non basta per salvaguardare i diritti delle donne

di Giorgia Pizzillo

Donna, madre, cristiana, abile nella retorica populista e becera: sono questi gli ingredienti perfetti per una ricetta e una vittoria distruttiva. E no, perché non basta aspirare di essere la prima premier donna d’Italia per illudere di sostenere i diritti delle donne, e per incarnare la figura di salvatrice progressista: che narrazione stucchevole, oltre che semplicistica.

Al contrario, non c’è niente di più aderente al patriarcato di una donna che si fa portavoce di dettami conservatori, antifemministi e carichi di disprezzo. Un rigurgito di ideologie e programmi elettorali pregni di odio che vengono buttati addosso ad un popolo che ha bisogno di identificare uno o più nemici, di demonizzarli, di attaccarli e che – più di tutto – ha bisogno di qualcuno che garantisca sicurezza e protezione da quegli stessi nemici immaginari.

Così nel mirino della distruzione ci sono finiti i diritti umani e in particolare quelli delle donne. Abbiamo già visto come in molti degli Stati Uniti e in Polonia il diritto all’aborto sia stato messo a repentaglio da istituzioni conservatrici che vomitano decisioni sul corpo delle donne. In Italia in rischio non è minore: la legge 194 – quella che regolamenta l’accesso all’aborto – ha molti punti d’ombra che dall’interno potrebbero essere scoperchiati, manipolati, al fine di rovesciare un diritto il cui accesso è già abbastanza travagliato. (Aratea Cultura su Instagram: “🌎 IN ITALIA, L’OBIEZIONE DI COSCIENZA E’ UN OSTACOLO AL DIRITTO ALL’ABORTO 🌎 📌 Grazie a numerosissime #battaglie #femministe, nel maggio…”)

Cosa succederebbe se fosse un governo di destra a vincere le elezioni? Probabilmente verrebbero rallentati ancora di più i processi che permettono di far ricorso all’aborto farmacologico, sarebbe più difficile procurarsi la RU486 (ovvero la pillola abortiva) nei consultori, aumenterebbero le attività di propaganda delle Associazioni Provita, non si proverebbe nemmeno a contrastare il gravissimo tasso di obiezione di coscienza dei medici italiani, che in alcune regioni ha raggiunto anche il 100%. Il diritto all’aborto è una questione politica fondamentale: uno Stato che nega il diritto all’autodeterminazione e alla scelta individuale, e che non tutela – ma contrasta, ostacola – le pazienti che decidono di farne ricorso, incentiva il pericolo e la morte.

In un clima elettorale come quello che stiamo vivendo in questi giorni, si percepisce una grande confusione, un senso di smarrimento misto a paura, tristezza e rabbia. Rimango attonita a guardare un circo di politici che giocano a divorarsi a vicenda, ad osservare una sinistra che oramai si è sfaldata in un mare di luoghi comuni, e una destra che perlomeno rimane fedele: continua a farmi ribrezzo. Probabilmente un voto di esclusione è ciò che rimane per questa tornata elettorale, con la speranza che si possa deviare una deriva gravissima, colma di tristezza e di dolore.

Giorgia Pizzillo

Redattrice di letteratura