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Benedetta Fallucchi- “L’oro è giallo” – Premio Bergamo 2024

di Benedetta Ricaboni

“L’oro è giallo” è il romanzo d’esordio di Benedetta Fallucchi, che si classifica tra i finalisti del Premio Bergamo 2024. “L’oro” citato nel titolo non rimanda ad alcuna celebrazione del famoso metallo prezioso, ma apre la strada ad una narrazione che gira attorno ad un unico tema, quello della pipì, così inusuale da far presagire una lettura audace e irriverente, quasi provocatoria. Tuttavia, il romanzo della Fallucchi non riesce a soddisfare le aspettative del lettore, che si trova ad addentrarsi in una narrazione piuttosto piatta e prevedibile, dove perfino i momenti che dovrebbero essere più interessanti si rivelano piuttosto noiosi.

Copertina di "L'oro è giallo" di Benedetta Fallucchi (fonte: cadeilettori.blogspot.com)

Minzione e psiche: il malessere attraverso l’apparato urinario

La protagonista di “L’oro è giallo” è una donna sulla quarantina, curatrice delle grafiche in una casa editrice e sposata con un marito eccessivamente coinvolto dal lavoro, ma che, sotto sotto, è un mezzo fallito, soprattutto agli occhi di lei; insieme hanno un bambino di nome di Nicola, unica e vera ragione per la quale continuano a stare insieme. Convinta, proprio come gli Inuit, che la propria anima risieda all’interno della vescica, è da sempre  ossessionata dalla minzione: sin da bambina alterna situazioni in cui ha paura di non riuscire a fare la pipì, a momenti in cui è terrorizzata all’idea di non riuscire a trattenerla. Questa strana fissazione è metafora della sua stessa vita, fatta di momenti in cui si trova incapace di trattenere le proprie pulsioni più profonde, come quando tradisce il marito con Andrea, un uomo conosciuto in vacanza, e situazioni in cui, al contrario, non riesce ad esprimere a parole ciò che vuole davvero, come nei momenti in cui non trova il coraggio di comunicare al marito la propria mancanza di desiderio sessuale, finendo quasi per subire passivamente il sesso coniugale. La protagonista trascina il lettore nella propria vita, riavvolgendo il filo della propria esperienza come se fosse il rullo di una pellicola: parla immersa in un presente poco soddisfacente, ripercorrendo poi i momenti salienti della propria vita, ognuno segnato dalla difficoltà a urinare o dall’impossibilità di resistere allo stimolo di una minzione incontrollabile. La lotta interiore della protagonista, divisa tra ciò che desidera e ciò che non ha il coraggio di cambiare, offre uno spaccato deprimente della sua psiche e delle sue relazioni, fatte di costanti compromessi e di tentativi falliti di creare una sintonia sincera e duratura con chi la circonda. 

Corpo e psiche: déjà vu letterario tra pipì ed ecfrasi

La corrispondenza tra i disordini del corpo e quelli della psiche, sebbene affascinante, risulta piuttosto trita, dato che il tema è uno dei più affrontati  negli ultimi anni, soprattutto al Premio Bergamo ( basti pensare a “La vita sessuale di Guglielmo Sputacchiera”, di Alberto Ravasio, o “Quel luogo a me proibito” di Elisa Ruotolo). Sia ben chiaro, in “L’oro è giallo”, la Fallucchi ha sicuramente tentato di trattare l’argomento in modo più originale, ma senza grande successo: l’introduzione del tema della pipì, nonostante un’iniziale punta di irriverenza, presto perde la sua novità e diventa un ritornello noioso e ripetitivo, mancando di quella scintilla  che potrebbe mantenere viva l’attenzione del lettore. A peggiorare la situazione, le ecfrasi presenti all’interno del libro: dodici “quadri”, come li chiama l’autrice, che descrivono nel dettaglio varie opere d’arte che, ancora una volta, ruotano attorno al tema della minzione. Tra dame settecentesche che fanno pipì in una zuppiera, come nel quadro “L’occhio indiscreto” di François Boucher, e cagnolini con la gamba alzata, come ne “L’adorazione dei magi” di Tiziano, il lettore si perde del tutto: le prime due, tre, quattro, cinque ecfrasi risultano anche piuttosto interessanti, nonostante rallentino parecchio il ritmo della narrazione, già lenta di suo, ma, arrivati al dodicesimo “quadro”, la saturazione del lettore diventa tangibile. In definitiva, “L’oro è giallo” parte da presupposti più che interessanti, ma non conosce lo sviluppo interessante e accattivante che il lettore si aspetta, a testimonianza di come non sia sempre tutto oro ciò che luccica.


www.arateacultura.com

L’oro è giallo – Hacca edizioni

Benedetta Ricaboni

Redattrice di Letteratura

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