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Il Capro– Silvia Cassioli (il Saggiatore, 2022)

Copertina de Il capro di Silvia Cassioli ( il Saggiatore, 2022) (ilsaggiatore.com)

La storia di Pietro Pacciani e dei famosi “compagni di merende” ha costituito uno dei peggiori casi di cronaca nera che l’Italia abbia mai conosciuto: ancora oggi risulta difficile credere che quella scia di omicidi e mutilazioni abbia avuto come scenario proprio il Bel paese, perché era ed è ancora opinione comune che di solito  “Queste cose accadono solo in America o nei film dell’orrore […] non in Toscana. Non fra le nostre colline”. Di libri sul caso ne sono stati scritti davvero molti, ma “Il capro” di Silvia Cassioli è quello che tra tutti riesce meglio nella difficile impresa di ricostruire passo a passo i singoli eventi che hanno portato alla nascita e alla consacrazione popolare della figura del Mostro, coinvolgendo il lettore in un racconto in presa diretta da cui è difficile staccarsi già dopo sole poche pagine. 

Una polifonia ben strutturata

Uno dei grandi meriti della Cassioli è quello di aver scritto un libro che secondo molti rappresenta “il romanzo definitivo” sul Mostro di Firenze: come avviene nell’opera buffa, tutti i protagonisti della vicenda, anche quelli che i tg e i giornali dell’epoca hanno classificato come marginali, sostengono e a tratti urlano la propria verità, la propria versione della storia, fornendo una visione completa e corale della vicenda , che fa presa sul lettore e lo trascina nel turbine degli eventi. Il risultato è una polifonia ben strutturata, in cui le azioni e le opinioni dei personaggi non vengono poste l’una accanto all’altra o in successione, ma a incastro, facendo sì che la progressione diacronica degli eventi sia attraversata da sincronie in cui spesso il lettore si perde, se non presta la giusta attenzione. “Il capro”, infatti, scivola spesso da un piano del discorso all’altro in modo piuttosto spiazzante, ora riportando le parole di sospettato x, ora quelle di testimone y, inserendo poi una breve digressione sulla vita di personaggio z. Ciò che sorprende, però, non è tanto il fatto che la Cassioli sia stata  in grado di costruire una narrazione così complessa eppure così coerente, ma il fatto che l’abbia accompagnata ad un uso veramente unico del dialetto, che, come ha detto la scrittrice e docente di Letteratura italiana contemporanea all’Università per Stranieri di Siena Daniela Brogi, è “vernacolare” più che “sintattico”. L’intento dell’autrice è infatti  inquadrare la vicenda “dal basso” (non a caso in epigrafe al libro viene riportato il proverbio contadino “la terra è bassa”), servendosi di uno sguardo quasi fotografico che metta in risalto la voce dei personaggi e faccia cadere in secondo piano quella del narratore. Il risultato è un incredibile collage di dialetti diversi, toscano per lo più, ma anche sardo e il pugliese, ai quali il narratore si adatta  in maniera camaleontica a seconda del personaggio che sta parlando.

Il mostro o i mostri?

Se una cosa non la si evita, vuol dire che la di vuole! 

Silvia Cassioli, “Il capro”, pag.19.

Nel corso de “Il capro” la Cassioli rivela un’altra intenzione:  non si limita a raccontarci tutto e nella maniera più esaustiva possibile, quella è solo la superficie, e la superficie, come fa il commissario Ruggero Perugini che per anni si è occupato della “caccia al Mostro”, va grattata e approfondita. L’autrice infatti non solo ci restituisce un ritratto fedele delle dinamiche del caso, ma scava fino ad arrivare a scoprire un sostrato culturale fatto di maschilismo, sessuofobia e ossessione per  la figura femminile (“L’era per lo più gente allevata nello schietto valore della fiha ” dice ad un certo punto, riferendosi agli uomini che abitano la campagna Toscana in quegli anni)  non appartiene solo al Mostro, ma anche a quelle persone che erano tanto spaventate e inorridite dalla scia di omicidi di quegli anni.  Il lettore , oltre ad assistere in presa diretta alle barbarie commesse dal Pacciani, si trova costantemente a leggere di donne abusate fisicamente e psicologicamente dai propri mariti, e , come se non bastasse, bistrattate dalla stampa nazionale, che dipinge alcune delle vittime come depravate, immorali e puttane, che se sono finite così, forse forse un po’ se la sono cercata. La Cassioli concede a queste donne una seconda chance, dando loro quella voce che per troppi anni i mariti e una società maschilista avevano fatto di tutto per soffocare, ridicolizzare e banalizzare, proprio come il Mostro aveva fatto con gli omicidi delle sue vittime e le seguenti mutilazioni che infliggeva ai corpi femminili. A colpire infatti non è solo la crudeltà della storia, ma anche la crudeltà del modo in cui è narrata la storia, spietato e a tratti disturbante, che inevitabilmente porta il lettore a chiedersi se il Pacciani sia il primo vero mostro che l’Italia abbia conosciuto, o se in realtà, almeno nell’ideologia, non fossero un po’ tutti una manica di Mostri.

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https://youtu.be/kYhweBNKIHk: Il Capro– Silvia Cassioli (il Saggiatore, 2022)
Benedetta Ricaboni

Redattrice di Letteratura