Arte,  Rubrica - Le Signore dell'Arte

Le Signore dell’Arte – Palma Bucarelli: l’inconfondibile stile romano

Palma Bucarelli nasce a Roma nel marzo 1910 da una famiglia di estrazione sociale non elevata.  E’ una figura complessa, totalmente anomala nel panorama del primo 900, estremamente diversa ma, al contempo, molto affine alla collega milanese Fernanda Wittgens, con la quale condivide il titolo di dirigente museale

Algida, elegantissima e risoluta, splende di una femminilità intensa ma, soprattutto, di un carisma e di una passione che la guidano nella sua impresa e che le permettono di imporsi fermamente in un contesto dirigenziale totalmente al maschile. 

Palma Bucarelli
Palma Bucarelli

“Palma e sangue freddo”

La Bucarelli ha appena 23 anni quando le viene assegnata l’amministrazione della Galleria Borghese per poi passare nel 1941 alla gestione della Galleria Nazionale d’arte Moderna della città natale, luogo a cui dedicherà la sua intera esistenza: è, insieme alla Wittgens, l’unica donna a fregiarsi di questo titolo. Al pari di quest’ultima, inoltre, si occupa della salvaguardia delle opere nel periodo bellico, trasferendole con mezzi di fortuna e con il favore della notte dalla galleria romana al Palazzo Farnese di Caprarola e nelle possenti viscere di Castel Sant’Angelo. Restano testimonianze della fatica di quegli spostamenti, del clima teso e della miseria che avvolgeva il paese nei diari che tiene fedelmente aggiornati sin dall’infanzia.

Entrata nei corridoi della GNAM viene accolta da un clima pregno di retorica 800esca, eccessiva e molto distante dai bisogni del tempo. Ha qui modo di dispiegarsi la sua innata capacità visionaria che le permette di rinnovare magistralmente la collezione, sostituendo le tele già presenti con opere di arte moderna e contemporanea: da Monet a Cézanne, da Picasso a Manzoni, andando così a costituire l’attuale nucleo della preziosa raccolta. Le nuove acquisizioni avvengono prevalentemente tra gli anni ‘50 e ‘60  e si rivelano sin da subito molto complesse. Queste la portano a scontri efferati con alti esponenti del settore: viene contestata per aver speso una somma eccessiva e portata al processo: criticata, di fatto,  più per il suo esser donna che per le sue scelte d’avanguardia. Riesce a tenere brillantemente testa alle polemiche, rispondendo con un raffinato spirito di provocazione. “Palma e Sangue freddo”: così si era soliti conoscerla, alludendo proprio alla sua tagliente e composta sicurezza.

Fondamentale è, per lei, il periodo delle grandi retrospettive. Gli anni 50 sono, infatti, per la museografia italiana il momento di scoperta e di affermazione di quelle che saranno le mostre artistiche temporanee. Nella gestione della Galleria, la Bucarelli aderisce pienamente a questa rivoluzione che suscitava contemporaneamente l’avversione di molti critici ma anche grandi apprezzamenti. Nel 1953 promuove la mostra dedicata al maestro Picasso, che lei stessa annovera tra gli emblemi artistici del momento. E’ poi tra il 1956 e il 1957, proprio mentre la pinacoteca di Brera si riempie dei fiori voluti dalla Wittgens, che la direttrice organizza una personale dedicata a Mondrian. L’allestimento, sorprendentemente moderno e in linea con la grammatica dell’artista, viene affidato a Carlo Scarpa, all’insegna di una coalizione visionaria tra direttori museali e architetti che si esprime con forza per tutto il decennio e che caratterizza fortemente la rinascita museografica italiana. La capacità di superare il gusto del proprio tempo con stile e con carisma fa della Bucarelli un personaggio focale del periodo. E’ il 1959  quando la direttrice decide di esporre, contro ogni favore accademico, le opere materiche e informali di Alberto Burri, attirando così su di sé una nuova nuvola di polemiche. Il Grande Sacco viene donato dall’artista stesso alla galleria: una bandiera che attesta un nuovo tempo. E’ poi la volta di una personale dedicata all’americano Jackson Pollock, conosciuto e apprezzato grazie alla magnate venezia Peggy Guggenheim. Tuttavia, è con la retrospettiva dedicata a Manzoni che la Bucarelli lancia un definitivo guanto di sfida al perbenismo artistico del tempo.  La direttrice si dimostra, infatti, consapevole di quanto rechi disturbo vedere una giovane donna in un posto di tanto rilievo ma, proprio per questo, lascia che emerga con forza la sua vocazione battagliera.

«Credo che il mio aspetto fisico non mi abbia avvantaggiata. La mentalità corrente colloca una donna dalle fattezze gradevoli nel ruolo di signora mondana. Disturba vederla in un posto di responsabilità. L’arte è sempre stata un privilegio maschile, e questo mi fa profondamente infuriare».

Palma Bucarelli – Diari

L’inconfondibile stile romano

Perfettamente conscia della sua bellezza e della sua eleganza, la regina di Quadri – così la definisce Rachele Ferrario nella monografia a lei dedicata – rappresenta una figura femminile fortemente emancipata che mira ad affermare se stessa, i suoi studi, la sua forza. Non é mai stata disposta a ritrattare le sue decisioni e il suo sguardo colore del ghiaccio, dipinto come freddo e sicuro anche nei ritratti che artisti come Alberto Savinio le dedicano, conferma la sua naturale vocazione. 

La rilevanza della sua figura sta non solo nella sua mentalità fuori dal tempo, ma anche nella particolarissima capacità di sposare la femminilità e la sua apparenza glamour con il suo carisma e il prestigio della sua posizione. La sua indipendenza non rinnega mai la classe e lo stile, che anzi sfrutta abilmente come strumenti da allineare al suo potere e ai suoi valori. 

Il tailleur diventa così, sin dai primi anni della sua nomina a direttrice, una eloquente divisa: la raffinata affermazione della sua parità nei confronti del genere maschile che dominava la scena, in un momento in cui alle donne era appena stato concesso il voto.

Dotata di un’innata eleganza nel parlare e nel vestire, la Bucarelli comprende sin dal principio quanto sia importante costruire un’immagine mondana che la rispecchi e che le consenta di inserirsi nel contesto sociale romano del tempo. Al completo alterna raffinatissimi abiti da sera e preziosi gioielli, oggi conservati al Museo Boncompagni Ludovisi, dipingendosi al pari di una diva e affermando più volte di vestire solamente moda di fattura italiana. Una scelta di gusto, certamente, ma soprattutto una chiara dichiarazione di intenti che mira a valorizzare la genialità del suo paese. 

L’aura di questa sorprendente figura del 900 viene sapientemente illuminata anche dall’abilità del giornalista Paolo Monelli, conosciuto in un soggiorno napoletano presso la dimora di Benedetto Croce e divenuto marito della direttrice nel 1963. Anche in ambito sentimentale, la Bucarelli resta tuttavia fedele alla sua indipendenza. Amata da molti per il suo carisma e la sua bellezza, è una famme fatale che si lega a uomini con cui condivide l’amore per la cultura ma che, solo di rado, cede al sentimento. 

Palma: eleganza e carisma

È il 1975 quando l’inflessibile direttrice lascia l’incarico alla Galleria. Si spegne così nella sua Roma all’età di 88 anni, dopo un periodo trascorso in una clinica di Losanna, molto vicina al noto collega Giulio Carlo Argan. 

Come Fernanda Wittgens, la sua esistenza è completamente asservita all’arte e la Galleria rappresenta il suo lavoro, la sua causa, ma anche la sua vocazione più grande. A rendere questa figura eccezionale sono il merito di aver aperto Roma e l’Italia intera all’arte della modernità, portando avanti con coraggio scelte d’innovazione, rinnovando il museo, la collezione ed il modo di concepire l’allestimento. 

La visionaria capacità di vivere il proprio tempo, ma anche di avvantaggiare gli sviluppi futuri la collocano in un pantheon di personalità illuminate che hanno costruito la storia del museo italiano ma, soprattutto, preso una ferma posizione in ambito sociale. La sua figura resta infatti un’icona di una femminilità forte, emancipata, carismatica, capace di tenere testa ed emergere in un ambiente a lei ostile senza mancare mai di grazia e di eleganza.

Palma Bucarelli costruisce così la sua stessa immagine il suo stesso mito: una diva inflessibile e bellissima, padrona del suo tempo ma, soprattutto, del suo destino.


Bibliografia:

  • Anna Chiara Cimoli, Musei effimeri: allestimenti di mostre in Italia, 1949-1963
  • Rachele Ferrario, Regina di quadri. Vita e passioni di Palma Bucarelli

https://www.arateacultura.com/ https://lagallerianazionale.com/ http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/palma-bucarelli/

Dalila Rosa Miceli

Redattrice per la sezione Arte, fondatrice della Galleria d'arte digitale.