Filosofia,  Rubrica - Inespresso

L’inespresso – A debita distanza

L’Inespresso

Esiste una distanza, vitale per l’uomo, che lo anima nella cassa di risonanza tra mancanza e desiderio. E’ il confine tanto fragile che separa l’arte dalla normalità, un quadro dal pittore, un idolo dal veneratore, un Dio dal credente, un cantante dai suoi fun. Lo sguardo di una comunità che si posa su un certo oggetto, proiettando in esso speranze e sogni realizzati, alimenta fede, solidarietà, comunione. Nel tempo però le comunità in adorazione dei loro eroi, hanno peccato (forse?) di hybris: tracotanza, volontà di superare la propria condizione limitata per giungere ad una divina. Ma, per punire gli uomini, non c’è nemmeno stato bisogno di un intervento divino, sono loro stessi i migliori architetti delle loro pene. Infatti la cosa più tragica per una popolazione dove non c’è più religione, tranne quella del ‘tirare tardi e aspettare mattino’ (Farewell, Guccini), è abbattere la distanza che separa da ciò che è mistificato. Se più niente è irraggiungibile- come lo era una volta vedere il proprio attore preferito lavarsi i denti- oggi, grazie anche a Instagram, l’individuo si infiltra nella vita privata dei suoi piccoli dei umani. Non c’è nessun idolo da idolatrare perché è troppo vicino per permettere un ideale, nessuna dimensione superiore o utopica a cui tendere. Tutto è possibile, perché la distanza tra me e i miei desiderati è breve, fugace. Dobbiamo quindi ringraziare la comunicazione avanzata, per tenere tutti aggiornati sulla vita di quelle figure che sembrano l’incarnazione di un genio artistico, o chiedergli i danni per aver abbattuto la lontananza che permette un certo -forse illusorio, ma motivante- desiderio?

Anna Rivoltella

Redattrice di filosofia