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“Nina sull’argine” di Veronica Galletta – Premio Strega 2022

Di Lorenzo Santini

Leggere “Nina sull’argine” di Veronica Galletta significa fare un’esperienza dello scorrere delle cose. Il libro, edito da Minimum fax nel 2021 e nei dodici finalisti al Premio Strega 2022, dalla prima all’ultima pagina tiene il lettore in una corrente autonoma, composta da progetti, contratti, superiori corrotti, separazioni improvvise e rumori di lavori in corso. Il tutto immerso in un grande senso di vulnerabilità, forse la vera protagonista di questo piacevolissimo e profondo romanzo.

“Nina sull’argine” è un romanzo che sa di vero, che fa sentire sulla pelle il freddo che domina l’inverno padano, il fracasso delle scavatrici all’opera e il senso di smarrimento che prima o poi coglie chiunque, che nasca dall’improvviso allontanarsi del compagno di una vita o dal primo incarico importante della propria carriera.

Moltissimi motivi per leggerlo, nessuno per non farlo, è un libro che trasmette l’intima volontà dell’autrice di raccontare una storia così come essa appare, senza virtuosismi narrativi di sorta, ma con una prosa asciutta e compatta in grado di trasmettere molto più di quello che effettivamente è scritto su carta.

Due parole sulla trama

Nina, all’anagrafe Caterina Formica, è un’ingegnera alle prese col suo primo progetto importante, la costruzione di un nuovo argine fluviale presso Spina, frazione di Fulchré, minuscola località fittizia dell’alta pianura padana. Al momento dell’assegnazione del lavoro, l’ufficio in cui Nina lavora è appena stato turbato dall’arresto di buona parte dei superiori, accusati di corruzione, concussione e turbativa d’asta, tra i quali anche lo stesso capo della protagonista, Greppi, una figura non proprio piacevole sotto diversi punti di vista. In questo clima confuso Caterina inizia a lavorare con dedizione ad un progetto tanto delicato quanto poco ambito, facendo a spallate per imporsi in un ambiente di soli uomini.

Il romanzo segue per filo e per segno l’avanzare dei lavori del cantiere nell’arco di un anno, dalla firma dei primi verbali ai collaudi prima della conclusione delle costruzioni, mentre Nina è tenuta ad interfacciarsi con il gioviale assessore del paese, l’ambiguo geometra Bernini, ambientalisti testardi e operai di cui garantire la sicurezza. In questo si intrecciano le ferite e le debolezze di Nina, esplose dopo che il compagno di una vita, Pietro, ha deciso di lasciarla senza troppe spiegazioni. Il fantasma di Pietro compare in ogni angolo, emerge dai muri di nebbia padani ed entra a gamba tesa nella testa di Nina portando con sé un vuoto non sempre facile da superare.

Rilevante è anche il rapporto che emerge con la terra d’origine della protagonista, quella lontana Sicilia con cui Nina sembra voler avere poco a che fare, ma che talvolta ricerca nelle fragranze e negli odori di quei piatti che sanno di casa, nelle ricette in grado di sbloccare ricordi, come le madeleine di Proust. È proprio di cucina che Nina parla con un misterioso operaio anziano che qualche volta appare solitario ai margini del cantiere: siciliano come lei, si mostra fugace con qualche memoria, consiglio e incoraggiamento, offrendo all’ingegnera un appiglio nel suo travagliato percorso e disseminando qua e là indizi su una storia passata che sa un molto di presente.

Un romanzo composito

“Nina sull’argine” è un romanzo lineare, asciutto, che porta da un punto A a un punto B con poche deviazioni, ma non per questo è un romanzo semplice. Con ciò non intendo dire che risulti difficile alla lettura, anzi, il testo scorre molto bene con la sua prosa diretta e i suoi dialoghi serrati; ciò che voglio dire è che “Nina sull’argine” è un testo in cui tanti livelli si sovrappongono, multistrato, complesso nel suo essere composito. I temi affrontati sono numerosi, la difficoltà di affermarsi in un contesto lavorativo al maschile, la solitudine, la vulnerabilità, la sicurezza sul lavoro, la gestione delle relazioni e delle emozioni e il rapporto con le proprie radici, ma confluiscono tutti in un unico flusso di narrazione da cui il lettore si trova trasportato. Mentre l’argine viene costruito, processo presentato nei suoi minimi dettagli tecnici, Nina edifica delle nuove basi per la sua vita e prova ad arginare quello straripare di emozioni che a volte la porta al limite. Sta al lettore scegliere quanto impegnarsi per vedere ogni sfaccettatura di questo percorso, provare a ricostruire l’intrecciarsi di tutti quei fili di cui Nina è sia la trama che, talvolta, la tessitrice.

Questa natura composita del romanzo lo rende potenzialmente interessante per chiunque, in quanto offre spunti di indagine variegati che colpiranno in modo diverso lettori diversi. Se la lettura di un buon libro è un’esperienza sempre unica per chi lo fruisce, “Nina sull’argine”, mostrando, per lo più, linearmente la vita di Caterina, riesce ad illuminare ogni volta punti diversi della nostra esistenza.

Passato, presente, passato, presente

In questa linearità della narrazione a cui ho accennato in precedenza ci sono alcuni punti di sospensione, alcuni momenti in cui i piani temporali si sovrappongono e in cui il passato arriva a toccare con la punta delle dita il presente. Nina, nella sua vita professionale e privata, che in alcuni casi fanno fatica a stare separate, deve scontrarsi con i suoi ricordi, con quelle immagini più o meno sgradite che irrompono nel presente per riportarla al passato. È così quando l’immagine di Pietro sembra apparire in ogni angolo senza alcun preavviso, per poi dissolversi immediatamente lasciando un istante di stordimento, è così nelle conversazioni con quel misterioso operaio solitario, delle parentesi in cui Nina cerca rifugio, un senso di casa dato dalla descrizione della parmigiana di melanzane o delle zeppole come le vuole la tradizione. Nella vita di Nina ogni istante porta con sé una serie di momenti e di immagini passate che non ne vogliono sapere di starsene al proprio posto, ma con cui Caterina imparerà a convivere.

L’intrecciarsi dei piani temporali potrebbe sembrare un dettaglio anche marginale, ma a mio parere è uno degli elementi centrali che permette al testo di esprimere lo scorrere delle cose, di mostrare la vita come un unico flusso in cui svariati oggetti fluttuano e si lasciano trasportare, collidendo tra loro e sorpassandosi per via della loro forma. È a questo scorrere che Nina prova a dare un argine, che costruisce dentro e fuori dal cantiere effettivo, provando a non farsi trascinare completamente dalla corrente.

Tra difese di sponda, travi e collaudi

Uno degli aspetti che colpisce di “Nina sull’argine” è la precisione del lessico usato per la descrizione del cantiere e dei lavori in corso: tutto il procedimento della costruzione dell’argine, dalle pratiche burocratiche al lavoro degli operai, viene presentato tramite un repertorio lessicale tecnico e specifico, avvicinando in alcuni momenti la narrazione ad un effettivo rapporto dell’avanzamento dei lavori. Di fatti Veronica Galletta è ingegnere e la volontà di portare tutta la specificità del suo lavoro, generalmente considerato estremamente lontano dalla letteratura, all’interno del romanzo dona al testo una consistenza diversa, quasi tattile, alla lettura. Sembra di essere tra gli operai mentre Nina supervisiona l’andamento dei lavori o assiste ai collaudi, condividendo con i personaggi quei desideri e quei timori che solo chi lavora nel settore può provare.

Inoltre, il realismo non si ferma al lessico: Veronica Galletta nella sua scrittura decide di mostrare il cantiere come luogo di compromessi, di ritardi e di tabelle di marcia scombinate, illuminando il lato pragmatico che il suo lavoro deve tenere in considerazione e allontanando quella patina di perfezione o, al contrario, di disastrosa drammaticità a cui molte opere di finzione ci hanno abituato. Per questo motivo “Nina sull’argine” è un libro che sa di vero, perché alla lettura è assolutamente chiaro che è scritto da una persona esperta, che non ha dubbi su che colori usare per dipingere l’immagine che ha in mente, sia riguardo alla costruzione di un argine, sia riguardo a tutto il resto.


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Nina sull’argine – Veronica Galletta

Nina sull’argine – Veronica Galletta – Libro – Minimum Fax – Nichel | IBS

Lorenzo Santini

Redattore di cinema, filosofia e narrativa