Cinema

I Ragazzi di Mr. Keating – Una crepa negli insegnamenti de L’attimo Fuggente

L'attimo fuggente

Di fronte ad un mercato del lavoro saturo di studenti laureati in materie umanistiche e in forte bisogno di laureati nelle materie che oltreoceano chiamerebbero STEM, un acronimo che sta per “Science, Technology, Engineering, Mathematics”, è importante riflettere su quali sono i cambiamenti che sarebbe opportuno effettuare per cercare di correggere un sistema scolastico sicuramente poco funzionale dal punto di vista economico.

Alcuni economisti e opinionisti italiani come Michele Boldrin arrivano ad affermare, sicuramente con una certa dose di provocazione, di voler abolire il liceo classico perché considerato sempre più inutile e indirettamente dannoso per l’economia italiana. Secondo questa visione, Letteratura e Filosofia sono materie che devono essere insegnate, ma dovrebbero essere scoraggiate dal divenire oggetto della propria carriera lavorativa essendo il mercato non in richiesta di un numero così alto di laureati in quell’ambito.

Questo tipo di proposte, e lo scandalo o l’approvazione con le quali vengono accolte da parte dell’opinione pubblica, rivelano due distinti tipi di mentalità rispetto all’istruzione. Una che vede la scuola come preparazione al mercato del lavoro ed una che la vede come un luogo che permette di individuare e sviluppare gli interessi di uno studente, permettendogli di scegliere il tipo di percorso che vuole seguire in base a quella che viene percepita come una vocazione. Contrapposta vi è quindi una visione cinica e utilitaristica e dall’altra una più romantica e idealista.

Un insegnamento fallace

Non vi è film migliore di “Dead Poets Society” per osservare come queste due visioni possano essere esplorate attraverso un racconto filmico e per sottolineare l’importanza delle materie umanistiche. È chiaro per chiunque abbia visto il film da quale parte si schieri lo sceneggiatore. Il film in Italia viene tradotto con l’ottimo titolo di ‘’L’Attimo Fuggente’’, rimando al detto ‘’Carpe Diem’’ di Orazio ed esplicito insegnamento e morale del film.

Messaggio potente e ammirevole, ma finiti i titoli di coda bisogna chiedersi se la concezione della Letteratura – e del suo insegnamento – che il film ci trasmette possano essere davvero un valido avallo nel dibattito sempre più pressante e vitale.

Il film ci mostra la vita e la mentalità dei figli di una certa borghesia americana che, secondo volere delle loro famiglie, vengono indirizzati ad una ferrea dedizione allo studio e alla disciplina, in modo da aver loro garantiti un posto comodo, prestigioso e remunerativo nel mondo del lavoro. Si tratta di futuri banchieri, avvocati, dottori, ingegneri. La scuola per loro si traduce nella fatica e l’impegno necessari per raggiungere quell’obiettivo.

Ad arrivare a stravolgere lo status quo è il professor Keating, un vecchio studente dell’istituto, tornato in veste di insegnante. Attraverso uno stile di insegnamento eccentrico e rivoluzionario, Keating utilizza la letteratura come mezzo per trasmettere insegnamenti di natura esistenziale e svolgere così una sorta di ruolo di guida spirituale per i propri studenti. Gli studenti, come svegliati da un sonno della mente, sviluppano spazi della propria psiche lasciati fino a quel momento inesplorati, realizzando l’importanza della propria individualità, trovando il coraggio di voler seguire le proprie passioni, percependo il pericolo del conformarsi e lasciare che siano gli altri a tracciare la strada della propria vita.

È evidente che secondo lo sceneggiatore del film, la letteratura, e il professore capace di sfruttarla, è di vitale importanza per l’individuo. Secondo Keating infatti la poesia e l’arte sono il motivo per cui siamo vivi. Nel fare questo sentito elogio, però, viene involontariamente restituito un cattivo servizio alla letteratura stessa. L’approccio alla materia che propone Keating è adatto ad accendere gli spiriti e gonfiare i sogni di chi guarda la pellicola, ma fuori dalla finzione narrativa è giusto che professori così stravaganti non siano la norma.

Studiare letteratura secondo gli schemi tracciati dalla critica letteraria e grazie ai suoi strumenti permette di avere la capacità critica di analizzare un testo, decostruirlo, andando al di là della retorica e dell’estetica, e comprendere in modo più profondo il contenuto. L’analisi di un testo, l’imparare a elaborarne pensieri a riguardo, permettono di affrontare la realtà con un grado maggiore di consapevolezza.

Il dogma di una guida

Al di là della modalità di insegnamento Keating, l’ideale romantico del professore come guida di vita viene messa in discussione già dal film del 1969 “La strana voglia di Jean“. I due film sono per molti versi paragonabili nella misura in cui entrambi raccontano la storia di professori di letteratura che si pongono come guida e maestri di vita dei propri alunni. Nel caso del film del ’69 però Jean è una donna dalla dubbia bussola morale e con forti simpatie per il Generale Franco e Mussolini.

Nel trasmettere i suoi valori e le sue convinzioni, Jean è convinta di limitarsi a tirare fuori ciò che già dentro avevano le proprie studentesse. In questo modo, con la scusa dell’autenticità e dell’anticonformismo, Jean Brodie non allena al pensiero critico ma al suo contrario, al depensiero beniano, al seguire in modo passivo un leader, illusi di star esprimendo la propria personalità.

Se tenendo bene a mente la lezione di questa pellicola pensiamo a “L’attimo fuggente”, alcuni aspetti dell’insegnamento di Keating ci suonano molto più discutibili. Per quale motivo si fa chiamare e risponde al titolo di Capitano? Il suo ergersi a figura di riferimento morale non è forse un modo per soddisfare la propria vanità? Sicuramente Keating è lontano dall’essere un personaggio negativo come Jean Brodie ed è indiscutibilmente una influenza positiva per i suoi studenti. Ciò non significa che il suo modo di porsi non rischi di diventare problematico.

Per sviluppare i giusti anticorpi ad una insidiosa deriva bisogna dare e comprendere il vero ruolo della letteratura. Il sistema scolastico deve educare, ma con il fine di trasmettere valori e impartire una visione etica di sé e del mondo, essendo questi concetti che possono essere arbitrari e completamente relativi alla visione del singolo professore.

Il compito di un bravo professore deve essere invece di allenare al pensiero critico. Sono i testi che devono comunicare qualcosa allo studente. L’unico dovere del professore è quello di insegnare il metodo per far sì che questi messaggi arrivino e siano compresi. È questo lo scopo di molte delle materie: fornire gli strumenti e gli schemi per relazionarsi in maniera critica alla realtà, indicare e scoprire i meccanismi che la regolano. Senza di esse saremmo tutti come le povere ragazze di Miss Brodie, in balia del despota di turno.


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