Filosofia

Apollo e Dioniso: come i principi Nietzschani parlano delle relazioni descritte da Simmel

opposti
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La domanda di Nietzsche ne ‘La nascita della tragedia

La domanda, che potremmo definire riassuntiva, di quel capolavoro che è La nascita della tragedia del 1872, la pone lo stesso Nietzsche nel “tentativo di autocritica” che apre l’opera:

La specie di uomini finora meglio riuscita, più bella, più invidiata, più seduttrice verso la vita, i Greci – come? Proprio essi ebbero bisogno della tragedia?

Ma vuole sapere anche perché – in maniera collaterale – essi crearono l’Olimpo, quell’universo di immagini plastiche, eterne e bellissime. Nietzsche per affrontare la questione utilizza due categorie artistiche – che sia chiaro non sono modi storici del sé bensì categorie metafisiche – dell’Apollineo e del Dionisiaco. Questi due impulsi procedono dall’origine della realtà l’uno a fianco all’altro spesso in contrasto fra loro, in aperto dissidio, fino ad unirsi nella tragedia attica. Nietzsche, per spiegare questa dicotomia, ricorre ad una doppia analogia. Sostiene che le immagini apollinee vadano paragonate a quelle del sonno, esse sono il presupposto di ogni arte figurativa, in cui si conserva ancora l’illusione. Quando sogniamo, magari possiamo anche credere che tutto quello che ci ha colpiti di notte sia stato vero, ma è impossibile negare che sappiamo fin dall’inizio che tutto ciò sia stato un’illusione. Una bella illusione. L’uomo non riesce, in un certo senso, a immergersi completamente in un sogno e dimenticare che esso sia una “bella parvenza”. Apollo è infatti il dio della moderazione, del limite, del conoscere sé stessi, la divinizzazione del principium individuationis, espressione che riprende da Schopenhauer. Esso è ciò che ci consente di non delirare, di uscire dalla ragione, di ricordare che quelle belle immagini del sogno sono, appunto, immagini. Dioniso, dall’altro lato, è l’ebbrezza. Esso è la lacerazione di Apollo, del principium. è, in un certo senso, il perdere sé stessi per ritrovarsi nel Tutto.

L’Apollineo come maschera di Dionisio

Quindi, per rispondere alla domanda – “perché l’Olimpo?” – si potrebbe rispondere dicendo che: quelle immagini Apollinee degli dèi, quell’altissima montagna serviva a nascondere alla vista dell’uomo, la valle della Moira, dietro di essa gli dèi nascondono quell’abisso imperscrutabile che è Dioniso. Servirono ai greci, a nascondere la saggezza del sileno, citata da Nietzsche nella tragedia:

Stirpe miserabile ed effimera, figlio del caso e della pena, perché mi costringi a dirti ciò che per te è vantaggiosissimo non sentire? Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore per te è – morire presto.

Il greco capì a fondo i dolori dell’esistenza umana, la sua atrocità e per questo motivo seppellì questa verità sotto l’Olimpo bellissimo, plastico, della bella parvenza degli dèi. In questo senso, l’arte è certamente un’illusione ma una bella illusione, di quelle che permettono di continuare il cammino che è la vita. In un gioco di specchi, l’arte trasfigura l’atrocità dell’esistenza e la rende vivibile, sopportabile.

In ogni caso, non avrebbe mai fine l’approfondimento rigoroso de La nascita della tragedia. è interessante comunque prendere a prestito le categorie usate dal filosofo tedesco per cercare di fare luce su degli aspetti delle relazioni sociali analizzate dal sociologo Georg Simmel. Una sorta di gioco, ovviamente. Anche perché è bello vedere la filosofia un po’ come la cassetta degli attrezzi in cui cercare arnesi per comprendere meglio ciò che circonda ogni punto di vista inevitabilmente parziale. Nella prospettiva qui proposta, si cerca di presentare lo stato di innamoramento come istinto abbastanza forte da lacerare il principium individuationis nella quale l’individuo è limitato a sé stesso. L’innamoramento, come l’ebbrezza Dionisiaca, è capace di regalare la sensazione di unità con il Tutto e con l’altra persona, come quando due innamorati si abbracciano stretti cercando di sparire. Dall’altro lato, accreditando la teoria Nietzschana della dualità dell’essenza metafisica, si può concepire l’avventura Dionisiaca (sia erotica, come il tradimento, che non) come la riaffermazione della propria Apollinea individualità all’esterno della coppia che prima l’aveva assorbita.

Simmel tra estetica e sociologia: la cornice come discrimine tra arte e normalità

Simmel è conosciuto a inizio 1900 come sociologo, ma i suoi studi e le sue teorie sono difficili da classificare in un’unica esatta disciplina, anche perché utilizzano concetti e strumenti tipici dell’estetica, della filosofia, della psicologia e quant’altro. Per addentrarsi nella sua particolare visione dei fenomeni sociali comunque è fondamentale capire cosa intende con il concetto e la funzione della cornice, quell’elemento concreto che separa l’opera d’arte appesa su un muro, dal muro stesso che la sostiene. Ma la cornice non è solo quella che sta nel museo, l’originalità di Simmel sta anche nel vedere la cornice come confine ideale, che separa due regni che nella storia sono stati più che mescolati, ma che lo studioso vuole tenere separati. Secondo Simmel infatti l’arte non deve assolutamente mescolarsi alla normalità, perché nelle opere delimitate dalla cornice governano leggi di armonia e equilibrio, formando dei quadri perfettamente conchiusi in sé stessi che si isolano, grazie alla loro forma, dal resto della materia della vita quotidiana disordinata.

Con tale nozione, in ‘Stile moderno. Saggi di estetica sociale‘ si vede come Simmel analizza alcune forme di socialità quali il flirt, il pasto, la moda, l’avventura, la discrezione, presentandole sotto una nuova veste, demarcando il discrimine che rende questi fenomeni sociali normalmente esperiti, delle vere e proprie opere d’arti viventi. Simmel grazie all’opposizione arte-normalità, paragonabile a Apollineo-Dionisiaco, mette una cornice tra la forma di socialità artistica e non, come ad esempio il contrasto avventura-vita biografica. Emblema di tale opposizione si trova nella relazione amorosa, quando si crea una spaccatura tra relazione ufficiale, quotidiana, stabile, e tradimento segreto, irrazionale e istantaneo. Sembra esserci una specularità tra i principi opposti usati da Nietzsche per descrivere l’essenza della realtà e l’opposizione che crea la cornice posta da Simmel per descrivere i fenomeni sociali come forme artistiche. Come se il principio duale metafisico della Natura si rispecchiasse nell’intimità dell’uomo, per poi esplicarsi nelle relazioni interpersonali che il soggetto intrattiene.

L’avventura come forma sociale di opera d’arte

Per Simmel allo stesso modo di un quadro, l’avventura si strappa dalla continuità della routine quotidiana e della sua normalità. L’avventuriero è appagato perché si sente parte di un’armonia universale, di un’unità superiore al suo misero io, si sente lui stesso un’opera d’arte della natura, come Nietzsche direbbe, egli supera il principio individuationis, che lo limita, e aderisce invece al sostrato dionisiaco del mondo. Questa affermazione sottintende una tesi fondamentale in Nietzsche e Simmel, per cui è la forma a decretare l’opera d’arte, non il contenuto, perché sono le relazioni di influenza reciproca che delimitano la completezza di un’opera che si isola dal resto, così come avviene in alcune forme d’arte vissute:

Mentre invece l’avventura, proprio in quanto avventura, risulta sganciata da ciò che la precede e la segue, e definisce in modo autonomo i propri confini, senza tenere conto dei segmenti attigui. Appunto in quel caso parliamo di avventura: quando la continuità con la vita viene smentita in modo categorico, anzi, quando è addirittura superfluo negarla, perché interviene fin da principio un che di estraneo, inattingibile, eccezionale, anomalo.

Nell’immensità di parole che si potrebbero spendere riguardo l’amore, se ne possono scegliere poche per inquadrarlo come tema all’interno della teoria di Nietzsche e Simmel. Vedere come agisce quindi la coppia Apollineo-Dionisiaco nell’esperienza del contrasto Simmeliana di avventura-vita biografica, o meglio, come si concretizza la relazione opera d’arte-normalità.

L’innamoramento, folle per definizione, irrazionale, come descritto da Galimberti in ‘le cose dell’Amore‘ (articolo precedente) è insieme all’ebbrezza un’esperienza di vita in cui si prova l’uscita da sé stessi, l’adesione al principio Dionisiaco del mondo in quanto l’individuo singolo si sente parte di un’armonia universale, in connessione profonda col Tutto. è impossibile però per l’uomo essere perennemente Dionisiaco, in quanto siamo appunto uomini e non divinità, quindi dopo la sensazione di perdita e fusione nella coppia che gli innamorati condividono, è possibile che qualcuno senta il bisogno di riaffermare la propria Apollinea individualità, di ribadire il principium individuationis a cui deve aderire, per non sprofondare nell’abisso di Dioniso, di caos irrazionale. Infatti sempre Nietzsche scrive ‘Se guardi a lungo nell’abisso, l’abisso guarderà te.’ Nel quarto capitolo di ‘Al di là del bene e del male‘ 1886.

Il tradimento come affermazione di sé e ricerca di Dioniso

Quale modo più istantaneo, comodo, tentatore di affermare l’io, se non tradendo l’altro? Un modo giudicabile meschino, sbagliato, condannabile, ma pur sempre umano. Nel tradimento, forma erotica di avventura, si intravede allo stesso tempo la massima affermazione di sé stessi, ma proprio nella ricerca della dimenticanza di sé da un’altra parte che non sia la relazione stabile. Interessante è vedere la specularità tra i due pensatori, che in ambiti diversi dicono la stessa cosa: non c’è unità senza contrasto, non c’è verità senza contraddizione, non c’è uomo senza dissidio interiore. Ma tutto serve, come spiegano Simmel e Nietzsche: l’uomo in quanto individuo limitato alla sua identità, al principium individuationis, ha bisogno di perdersi nel tutto ogni tanto, dimenticando sé stesso nella ricerca dell’ebbrezza di Dioniso.

Non necessariamente è il tradimento l’unica forma di avventura, ma è un esempio di come nella vita sociale si ricerchi il Dionisiaco, l’ebbrezza, l’irrazionalità. Anche l’arte ha lo scopo di redimere l’uomo dalla sofferenza, dal male, infatti Apollo è la maschera di Dioniso. E se fare filosofia è esercitare un pensiero critico, si ricorda che il giudizio personale va sospeso nel mentre. Non è preoccupazione dei filosofi destare scandalo o dare fastidio, anzi un pensiero fastidioso è una riflessione che centra il punto. E il punto è che sia Nietzsche che Simmel individuano nell’opera d’arte, che può essere l’avventura, il principio Dionisiaco, l’innamoramento, un quadro nella cornice, quella forma di aderenza a qualcosa di più grande di sé, di totale e totalizzante, la Nautra.

La conciliazione finale degli opposti

I due principi Apollo e Dioniso, così come normalità e arte, o biografia e avventura, sono conciliabili in Nietzsche nella tragedia greca, che è appunto arte che deriva dalla sublimazione di quel conflitto. il contrasto viene perpetuato senza eliminare o condannare uno dei due poli come vorrebbe una rigida morale, perché è necessario a generare una vita come una forma d’arte, o una tragedia greca. Ma condizione fondamentale è che il risultato sia tanto bello quanto più deriva dalla sofferenza, al fine di vivere pienamente l’unica opportunità che ci è data:

In fondo l’avventura è solo un pezzo di esistenza accanto ad altri, ma appartiene anche al novero di quelle forme abitate da una forza misteriosa che per un breve attimo hanno il potere di farci sentire l’intera totalità della vita come loro adempimento e loro sostrato, del tutto a prescindere dal contributo che danno alla vita e dalla contingenza dei singoli contenuti. Quasi che la vita stessa esistesse al solo scopo di realizzarle.

F. Nietzsche, la nascita della tragedia, Adelphi, 1978

F. Nietzsche, al di là del bene e del male, Adelphi, 1977

Y. Galimberti, le cose dell’amore, Felitrinelli, 2013

B. Carnevali, A. Pinotti, Georg Simmel. Stile moderno. Saggi di estetica sociale. Einaudi editore, 2020

Anna Rivoltella

Redattrice di filosofia